Spettacoli

IL ROVESCIO

HangartFest

04 Ottobre 2019

Chiesa di Santa Maria Maddalena

- Posto unico €12 Ridotto €10 Speciale €8

Prima assoluta, durata 60′

Compagnia Arearea (Italia)

Coreografia Marta Bevilacqua
Assistente alla coreografia Valentina Saggin
Interpreti Alejandro Bonn, Angelica Margherita, Gioia Martinelli, Carolina Alessandra Valentini

Musica Pink Floyd
Luci Daniela Bestetti
Suono Stefano Bragagnolo
Disegno luci Gabriele Termine

Produzione Compagnia Arearea
Coproduzione Hangartfest

Con il sostegno di MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali

​Spettacolo con scene di nudo


A seguire, dopo lo spettacolo
Incontro con l’Artista
a cura di Silvia Poletti, storico, giornalista e critico della Nazione, Danza&Danza e Tanz


«Il Rovescio è insieme un’azione e una situazione.
È un evento che modifica la prospettiva, un’azione imprevista che sposta la dinamica del presente.
Il mio nuovo progetto affronta, ancora una volta, il caro tema del doppio.
In fase di creazione, il doppio si scosta dall’ambito psicologico ed introspettivo per estendersi alle sorti della cultura contemporanea e della convivenza sociale. Se nella precedente indagine sul tema, Concetti sfumati ai bordi, Valentina ed io ci trovavamo in una stanza dell’anima, ne Il Rovescio tre danzatrici e un performer si trovano in uno spazio lunare, spaziale o comunque aperto.
Il Rovescio saltella, nella speranza di vincere la gravità di Concetti, e si guarda intorno accompagnato da un grande classico della cultura della pace, della speranza, del rispetto della complessità esistenziale: “Dark Side of the Moon” concepito nel 1973 dal mitico gruppo britannico Pink Floyd.
I Quattro interpreti si misurano con parole che oggi paiono vuote: potere, libertà, temperanza (tra le altre).
Sradicato ogni senso di bellezza e compromessa ogni competenza artistica, la mia percezione intellettuale deposita i Concetti e si getta nel Rovescio, nella scia dell’omologazione, del fenomeno, del talento, del diverso, del comune. In un linguaggio politico oggi ambiguo, vorace, fitto di se e di ma… nemmeno l’arte sembra più mostrare la via d’uscita. Tanto vale allora, parlare al rovescio, fare finta di non fare quello che si è sempre fatto, ambire, in buona sostanza, all’assurdo, cavalcare il crine della dissonanza, trasformare se stessi in un progetto esportabile e portare a compimento definitivamente la società liquida, oramai anche gassosa, della performance: tutto è concesso a tutti e nulla è per nessuno. Il presente, infarcito di preoccupanti elogi della giovinezza, istigazione alla procreazione, stanziamento di denari per progetti-assemblaggio dalla discutibile sostanza, il presente, dicevo, è il vero tema de Il Rovescio.
Il titolo è volutamente tronco perché il diritto è inafferrabile.
Il titolo si appoggia alle righe del primissimo testo di Albert Camus Il Diritto e il Rovescio, appunto. In quel testo, di recente pubblicazione, si portano alla luce, luce solare per l’autore, le motivazioni profonde della creazione d’artista, le sue poetiche, le sue ancestrali ispirazioni.
Scrive Camus: – Questo almeno so per certo, che l’opera di un uomo altro non è che il lungo cammino per ritrovare attraverso le vie dell’arte le due o tre immagini semplici e grandi sulle quali il cuore una prima volta si è aperto. –
Apriti cuore dunque e rivela la tua versione dell’altro lato della Luna.
Nella mercificazione dei linguaggi dell’arte, nell’omologazione delle tendenze culturali, nel subissamento della bellezza appannaggio delle verità ad effetto – e perciò facilmente distribuibile – Il Rovescio si staglia nella mia ricerca artistica con una punta di autoironia e una messa al centro dei contenuti che ancor oggi, alimentano la quotidiana lotta alla superficialità. Ma che cosa rovesciamo noi? Ne siamo ancora capaci? Potremo mai invertire la tendenza? Si rovescia uno status quo, si rovescia un bicchier d’acqua, si rovescia una prospettiva, una moneta, un lavoro a maglia, quindi una trama. Prima che un pensiero sociale, mascherato da interessi e ignoranza, Il Rovescio è un pensiero e una pratica esistenziale.»
(Marta Bevilacqua)